Aprire una partita IVA in Italia
La partita IVA è un codice fiscale attribuito dall’Agenzia delle Entrate a lavoratori autonomi o libero professionisti, necessario per avviare un’attività ed operare in regola. Aprire una partita IVA non è sempre richiesto: infatti, non rientrano tra i soggetti obbligati ad aprirla coloro che svolgono attività di tipo occasionale. È il caso, ad esempio, di uno studente che saltuariamente offre ripetizioni per poche centinaia di euro l’anno.
Ogni nuova attività può essere avviata mediante diverse soluzioni e forme giuridiche ma, generalmente, le due tipologie più comuni sono:
- Lavoratore autonomo: quando si esercita un’attività prevalentemente intellettuale che non implica necessariamente l’assunzione di personale (per esempio, nel caso di un avvocato)
- Ditta individuale: più adatta se si svolge attività di somministrazione al pubblico di beni o servizi (è il caso dei commercianti e degli artigiani)
- Società: prevede più persone coinvolte che svolgono l’attività d’impresa in comune, dette “soci”, che mettono a disposizione del pubblico, beni o servizi.
Aprire la propria partita IVA, comporta non solo dover soddisfare determinati requisiti, ma bisogna anche seguire una procedura specifica, che richiede la presentazione di documentazione obbligatoria presso l’Agenzia delle Entrate. Generalmente, per avviare la procedura in Italia da regolare cittadino dell’Unione Europea, è necessaria la sola presentazione di un documento di identità in corso di validità e un codice fiscale italiano, mentre per i cittadini residenti in un Paese al di fuori dell’UE, è richiesto anche un permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro.
Tale documentazione è da allegare poi all’apposito modulo standard disposto per aprire la partita IVA (modello AA9/12), indicando, tra l’altro, i propri dati anagrafici, il codice ATECO (che identifica il settore in cui opererà l’attività) e il tipo di regime fiscale da applicare.
È possibile effettuare la procedura sia in via telematica, iscrivendosi al portale, oppure recandosi personalmente presso qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate presente sul territorio. Di seguito, vediamo quanto costa aprire partita iva:
- Nel caso di un artigiano o commerciante che procede in autonomia, il costo è di circa 200 euro tra bolli e iscrizione alla camera di commercio, mentre affidandosi ad un commercialista, circa 300 euro in più.
- Avviando un’attività intellettuale da soli il costo è di 0€, mentre se si decide di farlo tramite un commercialista, è necessario il solo pagamento del suo compenso, circa 200€.
Tali cifre comprendono:
- Spese di registrazione: ne sono esempio le imposte di bollo, i diritti di segreteria, SCIA (segnalazione certificata di inizio attività), PEC e firma digitale
- Eventuali oneri per consulenze legali o contabili, qualora si scelga di affidarsi ad un esperto.
I requisiti per essere titolare di partita IVA variano a seconda della tipologia di attività e del regime fiscale scelto. In genere, non sono richiesti particolari accorgimenti: basta solo essere maggiorenni e non avere condanne o processi penali a proprio carico. È, comunque, piuttosto facile tralasciare dettagli importanti in questa delicata fase. Per questo, è importante valutare il consulto di un esperto, così da verificare la corretta compilazione della documentazione richiesta ed assicurarsi di aver adempiuto tutti gli obblighi previsti dalla legge, evitando sanzioni e complicazioni future.
Aprire una partita IVA: regimi fiscali per le nuove attività
Nella compilazione del modello AA9/12, utile ad aprire la partita IVA, è necessario scegliere anche il regime fiscale, valutato sulla base del settore in cui si opera o del fatturato annuo. In base alla soluzione scelta, variano di conseguenza gli adempimenti fiscali e contabili applicati. In particolare, i due principali regimi fiscali per le nuove attività sono il regime forfettario, il regime semplificato e il regime ordinario.
Il primo è pensato per chi ha un fatturato annuo inferiore agli 85.000 euro. Le attività che rientrano in tale categoria possono godere di alcuni vantaggi. I titolari di partita iva in regime forfettario, sono infatti esenti dal pagamento dell’IVA e hanno una tassazione agevolata e semplificata, con un’aliquota del 15% ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività. Tuttavia, presentano anche delle limitazioni in termini di fatturato e deducibilità delle spese.
Il regime semplificato è rivolto prevalentemente ai professionisti e alle società che non abbiano superato la soglia dei 400 mila euro di ricavi propri e 700 mila provenienti da altre attività. Tra i vantaggi, la possibilità di non redigere il bilancio aziendale.

Infine, il regime ordinario, prevede adempimenti fiscali più complessi e aliquote più elevate, ma offre maggiore flessibilità e possibilità di deduzione delle spese. Ad esempio, è possibile scaricare l’acquisto di beni aziendali, come macchinari, software, e via dicendo. Rientrano in questa categoria professionisti e società che superino la soglia di 400 mila euro di ricavi propri e 700 mila proveniente da altre attività.
Indipendentemente dal regime fiscale scelto, è fondamentale tenere traccia della contabilità della propria attività, quindi archiviare meticolosamente tutte le fatture e rispettare gli adempimenti fiscali periodici. Questo perché, annualmente, è necessario presentare la dichiarazione dei redditi percepiti presso l’Agenzia delle Entrate, accortezza che, se eseguita nel modo corretto, evita di incorrere in eventuali sanzioni.
Costi e adempimenti legati all’apertura di un’attività
Prima di aprire la partita IVA, è importante considerare i costi iniziali e gli adempimenti fiscali e amministrativi da sostenere. In linea di massima, se non si vuole lasciare nulla al caso, le spese iniziali connesse all’avvio di una nuova attività sono attribuite principalmente ai compensi da destinare a eventuali professionisti, come notai e commercialisti, oltre ad eventuali imposte di bollo.
Supponendo di aprire oggi una nuova società a responsabilità limitata (Srl), nonché la forma societaria scelta dalla maggior parte degli imprenditori, è possibile stimare circa 1500/2000 euro di spese notarili (per onorario, tasse e bolli), più ulteriori 1000 euro per i costi da sostenere per il commercialista, che ha il compito di redigere lo Statuto e di occuparsi dell’attribuzione della partita IVA, del codice fiscale e di altri obblighi formali.
I costi relativi all’attività del commercialista, però, non si fermano alle sole manovre iniziali. Bisogna infatti considerare anche gli oneri legati al mantenimento della società, quindi le spese annuali da versare al professionista per la gestione fiscale e contabile a lui affidata, come la redazione e la registrazione di contratti e le comunicazioni con gli enti pubblici e non. Sempre considerando il caso di una Srl, la spesa annuale da versare al commercialista può partire da una base minima di 3000 euro.
Chiaramente, le cifre indicate sono puramente indicative e possono cambiare in base alla casistica.

Valutiamo poi l’eventuale bisogno, in base al settore cui ci si riferisce, di ottenere licenze, permessi o assicurazioni. È il caso di un’impresa di ristorazione o, più in generale, di chi opera nel settore alimentare, che deve possedere un certificato HACCP, per il quale è necessario frequentare un corso e produrre ulteriore documentazione.
Altre spese in cui si potrebbe incorrere, sono infine l’eventuale bisogno di acquistare risorse da stoccare (nel caso di vendita di beni), attrezzature specifiche, strumenti digitali e, qualora si voglia operare in una sede fisica, il costo stesso di quest’ultima e delle utenze, oltre ad eventuali manovre di marketing per promuovere l’apertura della nuova impresa.
Procedure e adempimenti post-avvio dell’attività
Una volta avviata l’attività, è importante attenersi a ulteriori procedure e adempimenti. Il primo tra questi, è l’iscrizione al Registro delle Imprese, da effettuarsi entro questi termini:
- Per le imprese commerciali, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività
- Per le società di persone, entro 30 giorni dalla stipula dell’atto costitutivo
- Per le società di capitali, entro 20 giorni dalla stipula dell’atto costitutivo
Per iscriversi al Registro, è possibile utilizzare la Comunicazione Unica d’Impresa, un documento che, oltre a dichiarare l’inizio di una nuova attività, viene utilizzato anche per adempiere agli oneri amministrativi previdenziali, fiscali e assicurativi.
Tale registrazione è un passo fondamentale per garantire la regolarità e la visibilità della nuova attività, così come l’individuazione corretta del codice ATECO (detto anche Codice Attività), una sequenza alfa numerica assegnata dalla Camera di Commercio che consente di classificare in modo preciso il settore in cui si opera. Ad esempio, un’impresa può aprire un e-commerce indicando il codice “47.91.10 (Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet)”.
Per i titolari di partita IVA, identificare il corretto codice ATECO della propria attività è fondamentale, in quanto a ciascun codice è assegnato un coefficiente di redditività, un valore percentuale con il quale è possibile determinare l’imponibile fiscale e i contributi da versare secondo il settore di appartenenza. In un contesto reale, il settore “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (codice 55-56)”, possiede un coefficiente di redditività del 40%.
Un altro passo fondamentale da non trascurare è l’apertura di una posizione INPS, o nel caso di professionisti autonomi, scegliere la giusta cassa previdenziale in base al proprio Albo di riferimento. Per commercianti e artigiani, l’adesione all’INPS (Gestione Artigiani e Commercianti) viene effettuata tramite la Comunicazione Unica, da presentare alla Camera di Commercio.

In particolare, il commerciante che si iscrive all’INPS deve avere la piena responsabilità dell’impresa e assumerne tutti gli oneri e i rischi relativi alla sua gestione, oltre a partecipare personalmente alla vita aziendale. L’imprenditore artigiano, invece, deve avere compiuto almeno 18 anni ed esercitare l’attività (anche manuale) di persona, svolgere in modo prevalente il lavoro artigiano e assumersi la piena responsabilità dell’impresa.
È altresì necessaria l’iscrizione all’INAIL, l’ente che tutela i lavoratori contro i danni fisici ed economici derivanti da infortuni avvenuti nell’esercizio dell’attività lavorativa o da malattie professionali. Questa, avviene tramite denuncia d’iscrizione da parte dell’imprenditore stesso, anche qui attraverso la ComunUnica. Entro circa un mese dalla data di presentazione della domanda, l’INAIL rilascia un certificato di assicurazione che contiene:
- il numero di posizione assicurativa territoriale
- il Pin per l’accesso ai servizi telematici
- l’attribuzione del codice di ditta
- gli elementi per il calcolo del premio assicurativo
- l’importo del premio dovuto e la relativa data di scadenza
Altro adempimento fondamentale, nel caso di esercizio su suolo pubblico, è recarsi al Comune della città in cui l’attività avrà luogo per verificare l’esistenza di regole precise, quindi, l’eventuale necessità di avere in possesso certificati, permessi o documenti. Nel caso dell’apertura di un’attività commerciale, come un negozio, sarà quindi indispensabile conoscere in quali zone è consentito l’esercizio di tale attività, oltre a valutare l’eventuale presenza di competitors già nell’area.
Eseguite tutte queste valutazioni, si procede poi con la presentazione allo sportello dedicato del Comune della dichiarazione di inizio attività (DIA), almeno 30 giorni prima dell’avvio effettivo dell’attività. Il documento è utile a richiedere i permessi per operare e svolgere lavori, come ad esempio quelli relativi alla manutenzione straordinaria. Per essere convalidata, la DIA deve mostrare in modo chiaro le condizioni attuali in cui versa l’edificio prescelto e quelle future. Una volta presentata la dichiarazione, il tempo di attesa medio è di circa 30 giorni.
Per i titolari di partita iva, anche la registrazione all’archivio VIES (VAT Information Exchange System) è fondamentale. Si tratta del registro elettronico di scambio dati sull’IVA, che consente al fisco di tracciare tali movimenti all’interno della CE. L’iscrizione si può effettuare sia nel momento stesso dell’apertura della partita iva, compilando il campo “operazioni intracomunitarie” del quadro I dei modelli AA7 o AA9, oppure, dopo l’apertura, tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate.
Infine, se l’impresa avviata è di tipo commerciale, è obbligatorio tenere alcuni registri contabili, tra cui il libro degli inventari, il libro giornale e altre scritture contabili, tra cui le scritture di magazzino ausiliarie, le scritture ai fini IVA (corrispettivi, vendite, acquisti) ed il libro cespiti ammortizzabili.
I soggetti che devono rispondere a tali adempienze sono, in genere:
- Le Snc e le Sas
- Le persone fisiche che esercitano attività commerciale
- Le società soggette a IRES (Spa, Sapa, Srl e società cooperative e di mutua assicurazione)
- Consorzi, associazioni non riconosciute e altre organizzazioni che esercitano attività commerciale
Sono invece esclusi da tale obbligo i piccoli commercianti, gli artigiani e coloro che esercitano attività professionale esclusivamente in proprio.
Ricapitolando, l’iter burocratico generale da soddisfare a seguito dell’apertura di una nuova impresa, prevede:
- Iscrizione al Registro delle Imprese
- Iscrizione presso INPS ed INAIL
- Presentazione DIA presso il comune
- Iscrizione all’archivio VIES
- Tenere e aggiornare eventuali registri contabili
Aspetti pratici e legislazione in vigore
La normativa fiscale e amministrativa in Italia prevede obblighi specifici per coloro che svolgono un’attività economica, incluse le questioni relative alla normativa vigente. Operare con partita IVA richiede (sia come lavoratore autonomo o imprenditore individuale) importanti differenze a livello fiscale e prevede diverse modalità di determinazione del reddito imponibile soggetto a tassazione.
Ciascuna persona fisica che svolge regolare attività economica, ha come obbligo annuale quello di presentare la propria dichiarazione dei redditi tramite il modello “Redditi P.F. (persone fisiche)”, entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello di imposta. La procedura può essere effettuata telematicamente, oppure rivolgendosi a un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) o a professionisti abilitati.
Quanto concerne le imposte dirette, i lavoratori autonomi vengono tassati in base ai compensi ed ai costi effettivamente percepiti nel periodo d’imposta, seguendo quello che viene chiamato “principio di cassa”. In generale, dunque, il reddito dei lavoratori autonomi viene tassato sulla base del reddito imponibile, derivante dalla differenza tra compensi incassati e costi deducibili. Nel modello Redditi P.F., i lavoratori autonomi devono quindi compilare:
- Il quadro RE, se adottano il regime di contabilità semplificata
- Il quadro LM, se adottano il regime dei contribuenti minimi
Gli imprenditori individuali, invece, vengono tassati sul proprio reddito imponibile annuo, determinato sempre con il principio di cassa, seppur alcune voci seguano un criterio di competenza economica. Nel modello Redditi P.F., dovranno quindi compilare:
- Il quadro RF, se utilizza la contabilità ordinaria (registrazione di fatture attive/passive, incassi e pagamenti)
- Il quadro RG, se è in contabilità semplificata (registra solo fatture attive/passive)
- Il quadro LM, se adottano il regime dei contribuenti minimi
È tuttavia essenziale mantenersi costantemente informati sugli adempimenti normativi fiscali e amministrativi, in quanto possono subire delle variazioni anche a cadenza annuale. Così facendo, si evita la possibilità di incorrere in sanzioni impreviste o altre scomode situazioni.

In definitiva, per aprire partita IVA in Italia è necessario prepararsi su ogni aspetto che questo comporta, oltre ad avere una profonda conoscenza degli adempimenti e degli obblighi fiscali, così da gestire in modo regolare e sostenibile la propria impresa. In questo contesto, l’aiuto di un esperto diventa un alleato prezioso per aumentare le probabilità di successo del proprio business ed evitare situazioni critiche.
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FAQ
Abbiamo fornito tutte le informazioni per aiutarti ad avviare una nuova attività nell’articolo che hai appena letto, ma abbiamo condensato qui di seguito alcune delle domande che gli utenti dello Sportello Imprese ci chiedono più spesso.
Q: Quanto costa aprire una Partita IVA?
A: I costi per aprire una Partita IVA dipendono dalla tipologia di attività e dal regime fiscale scelto. È possibile consultare il sito dell’agenzia delle entrate per avere una stima dettagliata dei costi di gestione.
Q: Quali sono i passi da seguire per aprire una Partita IVA?
A: Per aprire una Partita IVA è necessario seguire questi passaggi:
- Recarsi presso l’ufficio dell’agenzia delle entrate entro 30 giorni dalla data di avvio dell’attività d’impresa;
- Presentare il modello per l’attribuzione della Partita IVA;
- Pagare le eventuali imposte e tributi richiesti;
- Attendere l’attribuzione della Partita IVA da parte dell’agenzia delle entrate.
Q: Posso aprire una Partita IVA anche se sono un lavoratore autonomo?
A: Sì, i lavoratori autonomi possono aprire una Partita IVA per avviare la propria attività.
Q: Quali soggetti sono obbligati ad aprire una Partita IVA?
A: I soggetti obbligati ad aprire una Partita IVA sono coloro che svolgono un’attività d’impresa, o che intendono svolgerla in futuro, e coloro che svolgono attività in forma autonoma.
Q: Cosa devo fare dopo l’apertura della Partita IVA?
A: Dopo l’apertura della Partita IVA, è necessario tenere la contabilità, versare le imposte e i contributi previdenziali, e adempiere alle obbligazioni fiscali previste dalla legge.
Q: Quanto tempo impiega l’agenzia delle entrate per attribuire la Partita IVA?
A: L’agenzia delle entrate generalmente attribuisce la Partita IVA entro 30 giorni dalla presentazione della documentazione richiesta.
Q: Qual è il regime fiscale più vantaggioso per la gestione di una Partita IVA?
A: Il regime fiscale più vantaggioso per la gestione di una Partita IVA dipende dalle caratteristiche dell’attività svolta. È consigliabile consultare un commercialista o un consulente fiscale per valutare quale regime sia più conveniente.
Q: Quali sono i costi di gestione annuali di una Partita IVA?
A: I costi di gestione annuali di una Partita IVA includono le imposte e i contributi previdenziali, le spese per la tenuta della contabilità e per eventuali consulenze professionali.
Q: Come posso richiedere una Partita IVA?
A: Per richiedere una Partita IVA, è necessario recarsi presso qualunque ufficio dell’agenzia delle entrate e presentare la documentazione richiesta per l’apertura della posizione.
Q: La Partita IVA richiede l’iscrizione ad un ordine o albo professionale?
A: La Partita IVA non richiede necessariamente l’iscrizione ad un ordine o albo professionale, ma alcuni settori professionali potrebbero richiedere tale iscrizione per poter esercitare l’attività.